La festività di San Martino per la comunità serravallese

La ricorrenza di San Martino viene celebrata a Serravalle, generalmente ogni 11 novembre, con la tradizionale Fiera di San Martino, sicuramente uno degli usi più radicati nella cultura e nella storia della comunità serravallese.

Immagine: "San Martino e il povero", di Salvo (Salvatore Mangione), olio su carta applicata su tela, G.A.M. Torino (https://www.gamtorino.it/it/le-collezioni/catalogo-delle-opere-online-gam/san-martino-e-il-povero).

La ricerca storica fa risalire il culto locale del Santo all'anno 1229, data in cui venne consacrata la Pieve di San Martino, sorta sulle rovine dell'antica Libarna ed antesignana dell'attuale Parrocchia dei S.S. Martino e Stefano. Questa rappresenta la prima testimonianza certa ma in realtà si pensa che la celebrazione della figura di San Martino risalga addirittura all'antica tradizione celtica di Ognissanti. Sorta di "Capodanno contadino", a San Martino si chiudeva l'anno agricolo appena trascorso, celebrandolo con grandi feste.

L'11 novembre era giorno di preghiera, di ringraziamento e tutta la cittadinanza si ritrovava, in segno di devozione intorno al busto argenteo del Santo, che ne conserva le reliquie. Secondo una tradizione, andata persa nei tempi più recenti, l'effigie sacra veniva accompagnata in processione solenne per le vie del paese.

Ma la festività di San Martino ha rappresentato da sempre un evento di grande importanza, non solo religiosa e civile, ma anche economica. Il periodo autunnale era propizio per il commercio di tutto quello che poteva servire ai contadini nel cambio di stagione, dalle scorte alimentari agli attrezzi, dai vestiti agli animali e a tutte le altre merci. La ricorrenza del Santo Patrono assumeva così anche un significato propiziatorio verso l'abbondanza dei raccolti e dei commerci. Un tempo le bancarelle degli ambulanti che animavano le vie del paese erano affiancate dal mercato del bestiame di piazza Paolo Bosio. (dove ancora oggi si tiene il mercato settimanale). In questa occasione, la più importante dell'anno era tutto un contrattare, gli allevatori mettevano in mostra le bestie più belle ed era possibile fare gli affari migliori.

Questo clima di giubilo entrava anche nelle case dei Serravallesi, anche dei meno abbienti, che celebravano la ricorrenza, preparando il "bibein" (il tacchino) ed altre pietanze "della festa". Questa era un'abitudine condivisa anche dai molti genovesi, che venivano a Serravalle appositamente per la fiera e per gustare questi piatti tradizionali.
Una volta si diceva anche "fare San Martino" e questa frase significava traslocare, lasciare un alloggio, perchè i contratti scadevano di regola il giorno di San Martino, inoltre nello stesso giorno si pagavano le locazioni e si rinnovavano accordi di ogni tipo.

L'11 novembre si beveva il vino novello (detto anche il "vino di San Martino") ed un tempo cominciava l'anno giudiziario, dei parlamenti e delle scuole, così come si svolgevano le elezioni comunali.