Il fondo Santo Varni
Il sito www.santovarni.it raccoglie e presenta una ricchissima documentazione non solo sulla storia e sui reperti del sito archeologico di Libarna, cui pure è dedicata un'ampia sezione. Altrettanto rilevanti sono gli studi, i disegni, le fotografie e le riproduzioni autografe che il Santo Varni dedicò ad una vasta regione che comprendeva naturalmente la Liguria ed in particolar modo il genovesato, ma che si estendeva alla Lunigiana, all'Oltregiogo, alla Valle Scrivia, che percorse come un rabdomante alla continua ricerca di monumenti da riprodurre e di testimonianze da raccogliere nelle sue carte.
Nella raccolta archivistica, per citare solo una parte della documentazione relativa alla Valle Scrivia ed al basso alessandrino, troviamo ampie documentazioni su marmi, bronzi, vetri dipinti e reperti ceramici provenienti da Libarna e Tortona; tavole ed appunti sugli affreschi della pieve e su un bassorilievo e di un dipinto nella chiesa di S. Pietro in Novi Ligure. E poi disegni e appunti delle tracce di pitture antiche e di reperti scultorei (romanici) presenti nella chiesa di S. Giacomo di Gavi con una rilevante presenza tra i materiali disegnati di reperti inediti e il rilievo della collocazione originaria di lastre decorate altomedievali, poi scomparse; sulla chiesa romanica di San Michele in Borghetto Borbera, oltre a materiali e pubblicazioni sulle diverse chiese romaniche della zona. E ancora carte sparse raccolte con i seguenti titoli "Appunti di una maiolica già serbata nel Castello di S. Cristoforo"; "Piccolo sepolcro a Stazzano"; "Avanzi di pittura a Vignole e a Pozzolo Formigaro"; una pubblicazione sulla chiesa di San Innocenzo di Castelletto d'Orba; tavole ed appunti relativi a Capriata, a un quadro di un Manfredino di Castelnuovo di Scrivia, alla chiesa abbaziale di Rivalta Scrivia. Naturalmente non mancano documenti e disegni dedicati ai centri maggiori della sua ricerca in Liguria (Genova e Ventimiglia, Albissola e Albaro, Savignone, Sarzana e Luni), Piemonte (Alba, Tortona), Toscana (Carrara e Firenze) e poi a Roma, Napoli, Torino e Milano. I suoi taccuini su cui ha redatto i suoi appunti di viaggio e che ha arricchito con decine e decine di disegni, a matita e a penna, sono una fonte inesauribile di informazioni e di curiosità per eruditi e studiosi, per semplici appassionati, per giovani ed adulti.
Tutto questo materiale, riordinato archivisticamente, trova posto sul sito santovarni.it organizzato dal Comune di Serravalle Scrivia affinché possa essere a disposizione di un vasto pubblico, consultato e studiato anche da remoto, e di cui si potrà richiedere la riproduzione del documento originale a biblioteca@comune.serravalle-scrivia.al.it.
Risultato del riordinamento del fondo "Santo Varni" - dal nome dell'ottocentesco poliedrico artista genovese, cultore e scrittore di storia dell'arte e collezionista appassionato, che lo pensò, ne realizzò la creazione e lo alimentò - fondo attualmente di proprietà del Comune di Serravalle Scrivia, è l'inventario che costituisce il fulcro del sito www.santovarni.it. Questo fondo, risulta essere una parte dell’Archivio storico dello scultore, acquisito dal Comune tramite legato e conservato presso la Biblioteca comunale “Roberto Allegri”, sede dell’Archivio storico comunale.
La maggior parte delle carte dell’Archivio Santo Varni, invece, donata dalla famiglia dell’artista, è conservata presso la Biblioteca dell’Accademia Ligustica di Genova. Si tratta di 91 faldoni, i cui documenti, riportano i rapporti dello scultore con artisti della città ligure e di luoghi diversi, e dati sulla sua attività e sulle sue opere.
Il presente intervento di riordino riguarda cinque faldoni di cui al momento di avviare il lavoro, esisteva un elenco sommario. Il lavoro di riordinamento è stato concepito all’interno di un progetto di valorizzazione dell’area archeologica di Libarna, curato dall’Amministrazione Comunale di Serravalle Scrivia, dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie (avente come referente il funzionario dott. Alberto Crosetto) e dalla Direzione Regionale per i Beni Paesaggistici del Piemonte.
Infatti, i documenti prodotti da Santo Varni costituiscono per gli studiosi una fonte preziosa per salvare notizie su reperti e oggetti dell’area libarnese, ormai dispersi o non più identificabili. A tutela di questi beni documentari è intervenuta la Soprintendenza Archivistica del Piemonte e della Valle d’Aosta, nella persona del dottor Giuseppe Banfo, funzionario preposto alla supervisione
dell’Archivio citato, che ha seguito scrupolosamente ogni fase del lavoro archivistico fornendo importanti strumenti per la realizzazione dell’inventario. La catalogazione dei documenti, inoltre, è propedeutica ad un’opera di scansione dei singoli documenti da parte di professionisti della digitalizzazione cartacea. L’intera documentazione al momento dell’intervento risultava essere organizzata per lo più in fascicoli e in minima parte era costituita da album e carte sciolte.
I fascicoli, per la maggior parte, erano stati creati da Varni, con appunti e riferimenti alle fonti delle sue ricerche, svolte a fini didattici, per la sua attività di professore dell’Accademia delle Belle Arti di Genova. Tuttavia, in alcuni casi, erano stati rimaneggiati successivamente e condizionati in camicie con titoli attribuiti e conservati, come detto precedentemente, all’interno di cinque faldoni, numerati sul dorso da 1 a 5. Sulle unità archivistiche, (fascicoli e album), talvolta, compaiono segnature originarie, attribuite probabilmente da Varni. Unico “mezzo di corredo” era l’elenco-inventario, fornito dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici del Piemonte, che descriveva nel dettaglio il contenuto di ogni faldone, attenendosi ai titoli riportati
sulle camicie dei fascicoli.
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